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La pianta del mese: IL TARASSACO

La pianta del mese: IL TARASSACO

In Primavera, la stagione Caldo-Umida, i fiori di Tarassaco costellano i nostri prati, come piccoli Soli gialli. Una pianta semplice e molto comune, che cresce praticamente ovunque, fin nelle crepe dell’asfalto.

Da sempre utilizzata nelle insalate primaverili per il suo sapore amarognolo e astringente, croccante e gustosa. Per via del suo sapore, è una pianta Fredda e Secca, dove il Secco viene moderato dall’Umidità del suo lattice. La sua natura aiuta a mitigare il Caldo-Umido primaverile, andando a rinfrescare il fegato, l’organo più caldo dell’organismo, drenandone la bile e purificando il sangue.

Noi Strulgador, durante la stagione invernale, abbiamo colto radici di Tarassaco nei campi intorno a casa. Durante i mesi invernali è lì che la vita del Tarassaco va a rifugiarsi, concentrando tutte le sue risorse negli apparati radicali sotterranei. Sono Radici a fittone, proprio come delle Carote, ma più morbide, e ricche di lattice bianco, che si protendono nelle viscere della terra, e dalle cui teste partono diverse rosette di foglie che porteranno i fiori gialli, ed i suoi bellissimi soffioni.

Con esse abbiamo preparato una Tintura madre, ovvero un estratto ottenuto per mezzo di una macerazione alcolica. A questa abbiamo aggiunto le ceneri ottenute dalle radici, ovvero i sali minerali che la pianta ha estratto dal terreno rendendoli biodisponibili per tutte le creature viventi. La pianta usa questi sali per costruire il suo scheletro, sul quale depositare le sue produzioni organiche, fatte di proteine e fibre. Per questo le ceneri arricchiscono l’estratto andando a conferirgli struttura, e facilitando gli scambi elettrolitici, agevolano così l’azione dei succhi da noi estratti.

Questa Tintura è perfetta per la primavera in quanto depurando l’organismo lo rinnova preparandolo per i cambi di stagione. Assumendo questa radice, facciamo fiorire in noi il Tarassaco, proprio come i suoi fiori nei campi primaverili, ed esso lavorerà il nostro terreno, trasformando i detriti in vivificante humus umano.

Oltre all’estratto singolo, lo proponiamo associato in una miscela depurativa che abbiamo chiamato Strulgafegato. In questa miscela la forza del Tarassaco entra in sinergia con le virtù epatoprotettive del Carciofo, con quelle drenanti della Fumaria e dell’Eupatorio, e con quelle purificanti il sangue dell’Ortica. Un ottimo rimedio per preparare il proprio corpo alla stagione calda.

E`buona cosa associare questi estratti ad una tisana depurativa primaverile come la tisana d’Ortica, pianta primaverile dell’Ariete, che nutre il corpo in profondità migliorando la qualità del sangue.

Un’altra ottima associazione è con “Fegato Brillante”, la tisana composta eccellente drenante e depurativa alleata del nostro fegato, per drenare la bile e smaltire i grassi in eccesso.

Qui di seguito abbiamo raccolto citazioni da diverse fonti per noi molto autorevoli, che descrivono il Tarassaco, le sue virtù, e interessanti ricette della Tradizione. Abbiamo voluto mantenere le citazioni come le abbiamo trovate scritte, perché le troviamo già perfette così come sono. In corsivo sono le citazioni dei testi più antichi, in un Italiano volgare di qualche secolo fa, molto poetiche; in grado di descrivere l’azione della pianta attraverso le sue Qualità, e per questo più immediate e comprensibili. Un approccio all’erboristeria attraverso i propri sensi, unico metro di paragone diretto che possediamo nei confronti della realtà che ci circonda.

Alla fine di questa raccolta, citiamo le fonti da cui abbiamo tratto queste descrizioni. Non abbiamo voluto inserire note ai riferimenti bibliografici per non guastare la scorrevolezza del testo.

Del Tarassaco

Il Dente di leone, di cui esistono un gran numero di varietà, è fuor di dubbio la pianta selvatica più conosciuta: sono rare le praterie, gli orli delle strade, le sodaglie, gli stessi acquitrini, dove non luccichi in primavera la moneta d’oro dei giovani Dente di leone, primo attributo della terra rinnovata agli emissari del sole.

Esce di terra questa pianta nel primo entrare della Primavera, con foglie di Cichorea, ma molto più intagliate, et in cima simili a saette, et strate per terra; fa il gambo alto un palmo, tonfo, liscio, rossiccio, vacuo, fragile, et pieno di latte; et il fiore giallo, et stipato di foglie; sfiorendo questo si converte in un capo tondo lanuginoso, come di Tragopogono, fatto con non poco artificio di Natura; la quale agevolmente se ne vola via soffiandovisi dentro con bocca; ha la radice quasi come di Cichorea, piena però tutta di latte, et molto più amara.

In molti luoghi c’è l’usanza di soffiare su queste setole, e trarre auspici, magari matrimoniali, da numero che se ne stacca.

Volgarmente il tarassaco è chiamato anche Dente di leone, Soffione, Piscialetto, Ingrassaporci, fior dei mosconi.

Come anchora è della medesima spetie quella che Theophrasto chiama Aphaca, et noi in Toscana Piscia al letto, altri Grugno di porco, altri Dente di Leone, altri Dente di cane, altri Capo di monaco, et altri Ambuleia.

Il Dente di leone è tra le più popolari insalate selvatiche. Esso procura a molte persone un antipasto gradevole e sano, che soddisfa soprattutto il piacere paleolitico di “averlo raccolto da sé stessi”.

Tutta questa, cotta e mangiata, conforta lo stomacho, et cruda ristagna il corpo; et però si loda per la dissenteria non poco, et massimamente cotta con le lenticchie.

Tonico-amaro, diuretico, colagogo, il Dente di Leone e per eccellenza l’insalata di coloro che hanno perduto l’appetito, che vanno soggetti a cattive digestioni, che soffrono di fegato,di malattie cutanee croniche, fra cui l’eczema: essi ricaveranno tutti i più grandi benefici dalle cure primaverili di quest’erba, che si potrà mescolare a volontà con le Cicorie.

I crostoni di pane fritto, strofinati d’Aglio, e pezzi di lardo, ugualmente fritto, accompagnano come meglio non sarebbe possibile il dente di leone. Mandorle grattate e olio di Noci, fanno di questa la principessa delle insalate. Cotto e ridotto in purea il Dente di leone fornisce un piatto cordialmente amaro, che si può prescrivere abbondantemente agli artritici, soprattutto a coloro le cui funzioni renali ed epatiche lasciano a desiderare.

Le giovani gemme pronte a sbocciare, possono essere messe in aceto come i Capperi.

La radice, torrefatta e macinata, dà una bevanda uguale a quella della Cicoria.

Tutta la pianta è medicinale.

È frigida, et secca nel secondo grado; et spegne la sua siccità la molta humidità, che si ritrova in essa, et parimente alquanto costrettiva; per le cui qualità si convengono grandemente nelle distemperanze calde del fegato, imperochè oltre a infrigidire, che fanno moderatamente, fortificano esso fegato per la facultà costrettiva, che posseggono.

Ne però offendono nelle frigide distemperanze, come fanno quelle cose che sono frigide, et humide, in cui non si ritrova alcuna facultà amara, né costrittiva. Ma dove anchora non si ritrovi alcuna calda distemperanza, et vi sia qualche oppilazione, giova molto il berle con vino bianco sottile insieme con quelle cose, che posson provocar l’orina.

E`utile non solamente il succo loro tanto fresco, quanto secco, ma anchora la herba istessa secca bevuta in polvere, et così parimente la decottione.

La decottion fatta nel vino bevuta muove il corpo et purga fuori gli humori viscosi.

Quando si fa uso del Tarassaco o del suo lattice come rimedio, l’organizzazione dei liquidi ne viene fortemente impressionata, aumenta la diuresi, le stasi acquose di origine epatica sono vinte. Ma è soprattutto il fegato, questo grande organo calorico e acquoso, che risponde: aumenta il flusso biliare e le stasi della vena porta sono sciolte.

La decottione di tutta la pianta si dà utilmente nel trabocco di fiele.

La decottione delle foglie o della radice bevuta calda apre l’opilationi del fegato, et della milza, et è utile agli hidropici. L’acqua stillatane ha le medesime virtù, et giova principalmente a gli ardori dello stomaco, alle febbri ardenti, et alle passioni del cuore.

Riesce a sciogliere i calcoli biliari e stimola l’attività del fegato e della colecisti.

I mal di fegato di ogni specie, come gonfiori, itterizia, colecistopatie, sono tra le indicazioni terapeutiche del Tarassaco.

Le radici del Tarassaco, attraverso il fegato normalizzano la genesi del sangue: hanno un effetto disintossicante del sangue, lo rendono fluido e sono considerate un ottimo rimedio contro la sua viscosità, contro la gotta ed i reumatismi.

È utilissima allo stomacho.
Le foglie impiastrate vagliono con polenta a l’ardor dello stomaco.

Con le sue sostanze amare agisce anche sul tratto digerente, aiutando la digestione, migliorando i succhi gastrici e depurando lo stomaco da ogni sorta di sostanze tossiche; combatte così il catarro gastrointestinale e risolve le gastriti.

Il succo bevuto giova a i flussi dello sperma. Cotta nell’aceto, mitiga i dolori dell’orina.

Sono diuretiche, favoriscono la sudorazione e tonificano.

Le frondi bianche applicate giovano a tutte l’ulcere, a i tumori, et alle infiammagioni della testa dei fanciulli, et alle podagre. Il che fa più efficacemente l’acqua stillata, et a calorosissima contra l’ulcere pestiletiali et giova mirabilmente alle inammagioni et caligini de gl’occhi.
Il succo della cicoria applicato alle mammelle languide delle donne, le ritira e l’assoda.

Liberano dai pruriti della pelle, dai lichen semplice e dagli sfoghi cutanei. Il Tarassaco porta ottimi risultati anche nella cura delle malattie della milza.

Nelle febbri lunghe autunnali è gran rimedio la cicoria con le sue frondi, et con la radice bollita in brodo di pollo senza sale, bevendosi a l’alba un bicchierino di questa decottione, con zuccaro o con un’oncia e mezza di mel rosato solutivo, et meza oncia di oximel semplice, che non solo fa gli effetti predetti, ma fa ritornare il perso appetito, et lubrifica il ventre.

Gli steli freschi, ove se ne mangiano da cinque a sei al giorno, portano rapido sollievo contro l’epatite cronica; giovano altresì contro il diabete, da mangiarsi fino a dieci gambi al giorno durante tutto il periodo della fioritura. Si lavano gli steli con l’infiorescenza ancora attaccata, la quale viene poi asportata, e infine si mangiano gli steli masticando lentamente. Lo stelo in un primo momento ha un sapore amarognolo, è croccante e succoso, e si presenta al palato come una foglia di endivia. Persone che si sentono fiacche e svogliate, dovrebbero fare quindici giorni di cura a base di steli freschi di Tarassaco.

Per questo le cure di Tarassaco fatte in primavera sono di uso corrente nella medicina popolare. Esse risvegliano il metabolismo intorpidito dall’inverno, purificando l’organismo dalle scorie accumulate durante il lungo letargo fatto di grasse libagioni; lo alleggeriscono rendendolo libero di affrontare la calda stagione estiva.

Fonti Bibliografiche

Matthioli Andrea I discorsi nelli sei libri di Pedacio Dioscoride Anazarbeo della Materia Medica. Edizioni Magna Graecia.
Nello stesso libro citazioni di Galeno, Dioscoride e Avicenna

Istituto Superiore di Ricerca in Medicina Tradizionale e Antropologia – Erbario Volgare a.D. 1522. Morphema editrice

Pierre Lieutaghi – Il Libro delle Erbe. Edizioni Biblioteca Universale Rizzoli.

Maria Treben – La Salute dalla Farmacia del Signore. Edizioni Ennsthaler.

Wilhelm Pelikan – Le piante medicinali. 3 volumi natura e cultura editrice.

Lorenzo
strulgador@inventati.org