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Tempo di Innesti

Tempo di Innesti

Nel periodo che va da marzo ai primi di aprile, è tempo di innesti.

L’innesto è quella pratica che si usa per unire un ramo di una pianta o meglio di un albero ad una radice di un esemplare diverso ma affine

Questo è molto utile nelle piante da frutto, in quanto di quelle nate da seme, avendo il padre ignoto, è impossibile sapere quale tipo di frutto produrranno, se non dopo molti anni. Invece, innestando un ramo – chiamato Marza – proveniente da un albero con un frutto di cui conosciamo le caratteristiche, otterremo una pianta che produrrà quel determinato frutto da noi ricercato.

Questa è una pratica antica come l’uomo che  ha permesso all’umanità di tramandare i migliori frutti, di generazione in generazione, garantendo una robustezza e vigoria determinata dalla parte radicale, chiamata Portainneso.

Quando io e Barbara ci siamo trasferiti in questo splendido podere chiamato Malprevisto, la prima cosa che desideravamo fare, era piantare degli alberi. Sia perché gli alberi sono i pilastri di un ecosistema che stavamo creando, sia perchè sono i primi da piantare visto che occupano molto spazio e sono lenti a crescere.

I campi intorno a casa erano tutti dei prati stabili, per noi troppo nudi, e così li abbiamo voluti rivestire. Siccome, parlando con gli amici frutticoltori ho imparato che gli alberi più resistenti sono quelli nati da seme e poi innestati in pieno campo, ho voluto provare questa strada.

La via dove abitiamo probabilmente tanti tanti anni fa era piena di frutteti, infatti lungo i margini degli stradelli e dei fossi sono sopravvissuti molti alberi da frutto antichi.

Dai frutti di questi alberi ho ricavato i semi da mettere nei vasi con un terriccio preparato con la terra dei nosti boschi, ricca di microrganismi già ambientati, avidi di entrare in simbiosi con le radici dei giovani alberi appena seminati.

Era il 2015.

Per me è stata una novità ed un’esperienza stupenda, vedere nascere i semi di Meli, Peri, Albicocchi, Susine, Noci, Ciliegie, Sorbi, Peschi… non mi pareva vero che da quei semi potesse nascere la vita.

Negli anni successivi abbiamo piano piano trapiantato queste giovani piantine, che senza nemmeno annaffiarle sono cresciute sane e robuste.

Nel 2018 ho provato ad innestare le prime con un inaspettato successo: ho innestato le pesche Guglielmina, una varietà di mele buonissime, provenienti da antichi alberi di cui non so il nome e cosi le ho chiamate Pazzano dal luogo da cui ho recuperato le Marze, le susine Amola e Settembrine le mie preferite e le pere Kaiser immancabili.

Incredibilmente quell’anno riuscirono tutti gli innesti e fui veramente contento.

 

La pratica dell’innesto richiede una certa manualità che va mantenuta allenata anno dopo anno. Infatti negli anni successivi gli innesti non riuscirono più così facilmente, e mi sono un po’  demoralizzato. Per questo ieri ho voluto chiamare Flaminio, un vicino di casa abile negli innesti per rivedere la mia tecnica. È stata un’esperienza incredibile vedere delle mani esperte dopo tanti anni di pratica, muoversi con agilità mettendo in opera questa antica magia. Ora le piante innestate vanno lasciate lavorare: fra un anno potremmo vedere se il lavoro è andato a buon fine.

 

Intorno al nostro podere, ci sono numerosi portainnesti nati da seme, e da noi trapiantati, che attendono di essere pronti per venire innestati; così negli anni futuri mi aspetteranno ancora numerosi innesti da fare, in modo che le mie mani possano diventare agili come quelle di Flaminio.

Lorenzo
strulgador@inventati.org